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Romena, Pieve e Castello
Poco distante da Poppi, si erge la collina di Romena (621 m. s.l.m.), luogo assolutamente imperdibile per la presenza di una delle Pievi romaniche più suggestive della Toscana e dei resti dell’imponente Castello dei Conti Guidi.
Pieve di Romena
Caratterizzata da uno splendido abside semicircolare con doppio ordine di arcate e relative finestre sostenute da esili colonne, la Pieve di San Pietro a Romena è ambita location di matrimoni e set fotografici.
Immersa nel verde e nel silenzio, circondata da piante di lavanda, la chiesa attuale venne edificata nel 1152 “in tempore famis”, come ci ricorda l’iscrizione su di un capitello finemente decorato con scene evangeliche e motivi fitomorfi, zoomorfi e antropomorfi di probabile fattura francese.
Costruita quindi come espressione di preghiera e sacrificio in tempo di carestia, la pieve è andata ad ergersi sopra un’altra chiesa triabsidata risalente all’VIII secolo, le cui strutture sono state scoperte negli anni ’70, a sua volta innalzata sopra edifici di culto di epoca etrusco-romana, segno di una continuità di devozione secolare lungo un’importantissima direttrice viaria che attraversava la valle da Nord a Sud.
Castello di Romena
Sebbene le mura del castello siano crollate, lo scenario rimane quello di un tempo. Sollevati nell’azzurro, si guarda giù, verso il piano smeraldino, segnato dalle curve scintillanti del fiume [Arno], e lontano verso […] le foreste violette che cingono la Valle […]. Che posto perfetto doveva essere di notte per colui che meditava sul significato delle sfere celesti!: con queste parole la scrittrice inglese Ella Noyes descrisse il Castello di Romena e il paesaggio circostante nel 1905.
A una decina di chilometri dall’abitato di Pratovecchio, su di una collina, si ergono infatti le rovine dell’edificio fortificato. Dalla fine del XII secolo alla metà del Trecento fu grandiosa residenza dei potenti Conti Guidi, che vi ospitarono Dante Alighieri, colui che meditava sul significato delle sfere celesti, nei primi anni del suo esilio.
Anzi tradizione vuole che proprio a Romena il “divin poeta” abbia avuto l’ispirazione per la struttura del suo Inferno, osservando la Torre delle Prigioni: attraverso una botola posta sul soffitto i condannati venivano calati all’interno e rinchiusi sempre più in basso a seconda della gravità del loro reato.
Quello che è certo è che Dante abbia ricordato il Castello nel XXX Canto dell’Inferno raccontando la storia di Mastro Adamo da Brescia, che qui aveva coniato fiorini falsi usando una lega molto leggera, istigato dai conti Guidi che tentavano di indebolire la moneta fiorentina.
Descritto in un documento del 1008 come “turrito e nobilissimo castello”, l’edificio divenne con i Conti Guidi una fortezza inespugnabile: un’ampia cinta muraria con 11 torri di ronda proteggeva il villaggio e una seconda cinta racchiudeva ciò che oggi è ancora visitabile: la piazza d’armi con la Torre delle Prigioni, il Mastio e la torre della Postierla con ponte levatoio e fossato.
Dal 1768 l’intera struttura è di proprietà della famiglia Goretti de’ Flamini, che nel 1902 vi ospitò Gabriele d’Annunzio e l’attrice Eleonora Duse. In quell’occasione il Vate compose parte dell’Alcyone.